Il popolo Mapuche da millenni abita nelle zone geografiche della Patagonia argentina e dell’Araucania cilena. Il popolo Mapuche si è sempre organizzato basandosi sull’osservazione della natura: così decisero i nostri antenati le norme di convivenza collettiva.
E’ un popolo che ancestralmente ha vissuto e praticato la diversità culturale internamente; tutt’oggi gli spazi territoriali sono considerati identità territoriali, non è un popolo uniformato ma valorizza e pratica politicamente una diversità territoriale interna. Ci sono moltissime identità territoriali che formano il popolo Mapuche: i Pehuelche, i Lafquenche, i Puehlche, i Huluche, sono solo alcuni esempi; la delegazione giunta in Italia fa parte dell’Organizzazione di Comunità Tehuelche.
Oggi stiamo cercando di recuperare i nostri spazi ancestrali ma anche di recuperare la nostra storia, i nostri principi culturali che sono stati nascosti ed oggi sono fonte di ispirazione per questa lotta che continua da più di cinquecento anni.
Come vive oggi il popolo Mapuche ?
Sono più di un milione e quattrocento mila i Mapuche che oggi vivono in argentina ed in Cile: vogliamo sottolineare che non ci consideriamo argentini né Mapuche cileni: gli stati sono prodotto dell’invasione territoriale ed oggi la coscienza di appartenere ad un solo popolo sta emergendo nuovamente.
Possiamo definire la realtà che siamo costretti a vivere come “la terza invasione” del nostro spazio territoriale. La prima fu il tentativo non riuscito della Corona Spagnola di sottometterci: è una storia che non appare nei testi ufficiali, ma i nostri huepifes (storici Mapuche) l’hanno conservata raccontando che per più di tre secoli il popolo Mapuche ha potuto resistere proprio grazie a questa organizzazione orizzontale e molto efficace quando si tratta di resistere.
Una profezia dei nostri padri dice che sarebbero stati gli spagnoli o i winka (termine che definisce tutti coloro che non sono Mapuche) nati in territorio Mapuche che alla fine sarebbero purtroppo riusciti ad assimilare il territorio Mapuche; questo avvenne nel momento della formazione degli stati, sia quello argentino che quello cileno che negarono i diritti territoriali del popolo Mapuche. Nonostante tutto ciò oggi il popolo Mapuche sta vivendo una fase di riorganizzazione, minacciata però dalla terza invasione spinta in questo caso dalle multinazionali o dalle transnazionali. In questo contesto di violenza e resistenza nutriamo la nostra lotta dei nostri stessi principi culturali che formano il kimon (conoscenza), senza rifarci ad ideologie straniere per continuare ad essere quello che eravamo e che vogliamo essere, un popolo libero.
Attualmente la maggioranza del popolo Mapuche è inserito nei settori più emarginati delle grandi città presenti nel territorio della Patagonia come Santiago del Cile o Neuquén in Argentina.
Il popolo Mapuche è presente in misura minore nelle zone rurali anche se si sta manifestando in maniera sempre più forte la necessità di ritornare ai nostri territori ancestrali che sono il contesto più adeguato a ricreare la nostra cultura.
Per molti anni il governo negò l’esistenza sul territorio argentino dei popoli indigeni; l’Argentina era l’unico stato latinoamericano che si vantava di non avere popoli indigeni al suo interno. Nel processo di ricostruzione in atto, quali sono le principali richieste ed il progetto politico del popolo Mapuche?
Di solito le richieste politiche emergono con l’emergere di conflitti, che di solito sono legati alla terra. Questa realtà ci dà la possibilità di rivendicare un progetto del popolo Mapuche che coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita. Nei confronti degli stati cileno e argentino chiediamo il riconoscimento di diritti collettivi in quanto popolo. A volte paragrafi o articoli nelle leggi o nelle costituzioni riconoscono in parte questi diritti che però generalmente gli stati continuano a negare. Nonostante ciò il popolo Mapuche esercita il suo diritto all’autodeterminazione e al recupero delle proprie istituzioni; in lungo e in largo del territorio Mapuche si stanno recuperando gli spazi tradizionali di rappresentanza, i parlamenti o assemblee generali attraverso i quali si organizzavano i nostri avi. In questo modo sui ricreano spazi di discussione e di elaborazione di idee in tutti gli aspetti, tanto nella resistenza economica come nella discussione di come continuare a ricreare la nostra cultura. Questo è particolarmente complesso in stati, tanto in quello cileno come in quello argentino, dove la cultura dominante è quella occidentale; dobbiamo affrontare grandi limitazioni per conservare i nostri modi di vita. Ad esempio per quanto riguarda l’educazione abbiamo una grande responsabilità nei confronti delle generazioni future che dovranno conservare le conoscenze del nostro popolo.
Ci sono altre lotte delle popolazioni indigene in Argentina?
L’emergere delle popolazioni indigene, con le loro richieste specifiche, è un fenomeno che smaschera la politica dello stato argentino il quale fino a poco tempo fa si vantava di essere l’Europa d’America; arrivando a Buenos Aires la prima impressione era quella di stare in una città europea. Ma non poterono occultare per molto tempo una realtà, quella dei popoli indigeni, che con molta convinzione porta avanti una lotta anche se riconosce trattarsi di una lotta estremamente diseguale. Purtroppo oggi alcune popolazioni native sono completamente scomparse, ma nonostante questo l’emergere del popolo Mapuche ed il processo di ricostruzione che lo caratterizza attualmente è analogo a quello di altre culture, come gli Hueché, i Toa, i Guaranì, e molti altri.
Questo sta causando una grande preoccupazione al governo argentino; non una preoccupazione per come rispondere alle nostre richieste, quanto per come continuare a nascondere, reprimere la volontà dei popoli originari di esercitare i propri diritti in piena libertà.
VICTOR ANCALAF LLAUPE
Victor Ancalaf è “werken” (messaggero) della Comunità Choin Lafkenche, che si trova nel settore di San Jorge, a 12 Km dalla città di Collipulli, zona agricola e forestale della provincia di Malleco, IX Regione dell’Araucania, al Sud del Cile, della quale Temuco è il capoluogo.
Padre di cinque figli, 45 anni, Ancalaf divenne un riconosciuto leader mapuche quando nel 1998 diede origine, insieme ad altri dirigenti, all’ organizzazione mapuche Coordinamento delle Comunità in Conflitto Arauco – Malleco (CAM), nella quale svolse durante due anni il ruolo di portavoce pubblico.
Egli è inoltre politico e “lonko” (capo tradizionale) e rappresentante della lotta del popolo Mapuche per l’ autodeterminazione, contro il neoliberalismo e contro le multinazionali.
Fu arrestato nel novembre del 2002 nella città di Temuco, mentre si recava ad una riunione mapuche in Manquehue, dove poi sarebbe nato il Coordinamento di Organizzazioni e Identità Territoriali Mapuche.
Trascorre 5 anni in carcere a Concepción, capitale della VIII Regione, detta anche Regione del Bio Bio come prigioniero politico, dal 2002 al 2007.
IL CONTESTO
Bio Bio*, La VIII regione del Cile prende il nome dal Bio Bio, fiume che segna il limite fra le due regioni sopra citate, ha anche una grande importanza in quanto è un luogo storico. Si tratta infatti della frontiera naturale e politica fra il territorio mapuche e l’ impero spagnolo prima, e tra l’esercito cileno e la neo repubblica cilena poi. Ci sono dei trattati firmati fra le parti, datati 1641 che mostrano i confini del territorio che occupava il popolo mapuche.
Victor Ancalaf, fu condannato a 5 anni e un giorno per il caso noto come “attentato d’incendio terrorista”, con l’ applicazione di questa aberrante legge, ereditata dalla dittatura militare, nel contesto del conflitto per la costruzione di una centrale idroelettrica Ralco nell’ Alto del Bio Bio da parte della multinazionale “ENDESA”.
A questo si aggiungono accuse, processi e persecuzioni da parte dell’impresa Forestale Mininco, e successivamente una assurda accusa di “intento di sequestro” verso una personalità del potere giudiziario. Tutto queste accuse sono quanto sia lo stato cileno, che le imprese private hanno contestato a questo importante leader e dirigente Mapuche di Collipulli, figura emblematica delle lotte e delle rivendicazioni collettive per la difesa e il recupero del territorio.
Victor è stato accusato di delitti contro l’ordine pubblico e danni alla proprietà privata diverse volte, senza che ci fossero prove contro di lui.
CASO ANCALAF ALL’ ORGANIZZAZIONE STATI AMERICANI (OSA)
Mentre l’ ex ministro degli Interni José Miguel Insulza assumeva l’incarico di Segretario Generale dell’ OSA, le organizzazioni del popolo Mapuche contemporaneamente accusavano lo stato cileno di violazione dei diritti umani del dirigente Víctor Ancalaf presso questa organizzazione internazionale. Uno degli obiettivi della denuncia era ottenere l’ammissione dell’onestà del dirigente e mettere fine all’ applicazione delle leggi antiterroriste contro il movimento mapuche.
Per il caso ENDESA-RALCO, Ancalaf è stato accusato di avere commesso attacchi incendiari a macchinari utilizzati per i lavori nella costruzione della Centrale Idro-elettrica Ralco, i giorni 29 settembre del 2001 e il 3 e 17 marzo del 2002.
La denuncia all’ OSA è stata presentata con un ampio appoggio mapuche rappresentato da 71 dirigenti di diverse organizzazioni e Identità Territoriali da Santiago a Chiloè, che appoggiarono la decisione d’ ingresso alla CIDH (Commissione Interamericana dei Diritti Umani).
http://www.cidh.oas.org/annualrep/2007sp/Chile.58105sp.htm
Dopo il carcere, con assoluta fermezza e dignità Victor sta riprendendo la sua libertà e le sue attività, con la sua famiglia, la sua Comunità, il suo Coordinamento e il suo Popolo.
Oggi, è un testimone della vita politica mapuche e cilena, sta compiendo un giro di incontri e di conferenze per sollecitare l’ attenzione e la solidarietà sulla situazione del popolo Mapuche, popolo originario della Patagonia.